Zirudella delle larghe intese, di Balanzino (n°159)
Zirudella, il Belpaese
non è nuovo a “larghe intese”.
I Romani, un dì, per primi,
s’accordaron coi Sabini,
poco dopo aver rapito,
violentato ed asservito
le ragazze più attraenti
dei vicini insediamenti.
Sempre in tempi assai lontani
s’accordaron coi cristiani,
e il pagano Costantino
diede tarallucci e vino
a chi prima, nell’arena,
coi leoni andava a cena.
I cristiani, certamente,
lo trovaron conveniente:
così papa e imperatore
si spartirono l’onore
di sfruttare per benino
l’artigiano e il contadino.
Seguì un lungo medioevo
fino a quando (che sollievo!)
arrivò Napoleone
per cacciar dalla nazione
i ladroni papalini
ed i nobili codini.
Durò poco, tuttavia,
poi la nuova borghesia
s’accordò coi reazionari
per rubare ai proletari.
Era pronto già il Paese
ad ampliar di più le intese,
e Benito Mussolini
si “accordò” con gli Abissini
dopo averli bombardati,
arrostiti ed asfissiati,
benedetto dal papato
proprio grazie a un “concordato”.
Il regime poi finì
ma rimase la DC
con la quale anche Togliatti
concordò diversi patti
che paghiamo, tutti quanti,
in fatica ed in contanti.
Non c’è dunque da stupirsi
se continuano a spartirsi
il denaro ed il potere
anche con il Cavaliere:
tanto ne farà le spese,
come sempre, il Belpaese
finchè resteranno in sella…
tochedai la zirudella!