Zirudella di Dante, di Balanzino (n°89)
Zirudella, quest’è bella!
Da annodare le budella…
Una cólta letterata,
donna acuta e laureata,
dice che Dante Alighieri
sviluppava i suoi pensieri
con l’aiuto stimolante
d’una droga allucinante.
Era, insomma, un poco "fatto".
Altrimenti, solo un matto
si sarebbe dedicato,
anche quando fu esiliato,
a un’impresa senza senso
come scrivere un immenso
testo di filosofia
camuffato da poesia.
Dante gran consumatore
e Virgilio spacciatore?
E’ una tesi originale
che però mi suona male:
per veder ciò che ha narrato,
che sostanza avrebbe usato?
Che nel pane sia caduta
una droga sconosciuta?
(Sì, perché, a quei tempi lì,
mica c’era l’el-es-di!)
Sarà che è una vecchia gloria,
ma non credo a questa storia:
tutt’al più in qualche occasione,
tra una rima e una canzone,
dopo aver posato il liuto,
ben mangiato e ben bevuto,
dopo aver finito il vino,
si sarà fatto uno spino
con Beatrice e con Casella…
tochedai la zirudella!