Teatro
Nel tempo che ci resta.
Elegia per Falcone e Borsellino, recensione di Eugen Galasso
produzione: Campo Teatrale - Teatro dell’Elfo
testo e regia di César Brie
interpreti: César Brie (Tommaso Buscetta), Marco Colombo Bolla
(Paolo Borsellino), Elena D’Agnolo (Agnese Piraino Leto), Rossella Guidotti (Francesca Morvillo), Donato Nubile (Giovanni Falcone)
Nelle mani della sorte, recensione di Irene Carrubba e Eugen Galasso (n°259)
spettacolo di letture, musiche originali e proiezioni
produzione: Cooperativa Teatrale Prometeo
regia: Dario Spadon
interpreti: Francesca Camilla D’Amico e Dario Spadon
retroproiezioni: Ilaria Scarpa e Luca Telleschi
musiche originali di Tiziano Popoli
Prima Guerra Mondiale, che si vede sullo schermo retrostante con “immagini reali” e creazioni di luce, e si sente narrare dagli interpreti con testi (di Ardengo Soffici, Corrado Govoni, Carlo Emilio Gadda, Fausto Maria Martini e altri), canzoni (canta veramente bene Francesca Camilla D’Amico, oltre a saper recitare), musiche che sottolineano l’orrore della guerra.
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Bazin, recensione di Eugen Galasso (n°258)
Spettacolo di Giancarlo Sepe, autore e regista
Produzione: Teatro la Comunità
Interpreti: Giuseppe Arezzi, Marco Celli, Margherita Di Rauso, David Gallarello, Claudia Gambino, Francesca Patucchi, Federica Stefanelli, Guido Targetti e – nel ruolo di Bazin – Pino Tufillaro
Da sempre appassionato cultore di cinema, Giancarlo Sepe, figura storica del teatro di ricerca in Italia e in Europa, propone questo appassionante quanto (apparentemente) enigmatico “Bazin”; dove si parla del grande critico, storico e teorico del cinema André Bazin (1918-1958), che ha scritto testi fondamentali sulla teoria del cinema, oltre ad esprimersi come critico militante, fondando i Cahiers du cinéma, tuttora la rivista portante del cinema francese, nonostante la concorrenza di Positif.
Una ragazza come io, recensione di Irene Carrubba e Eugen Galasso (n°257)
Di Chiara Francini e Nicola Borghesi.
Regia di Nicola Borghesi.
Con Chiara Francini. Musiche originali dal vivo di Francesco Leineri, anche esecutore.
Chiara Francini, dottoressa in lettere, autrice di tre romanzi di indubbio successo, fiorentina, anzi di Campi Bisenzio, “ridente” cittadina della hinterland fiorentina, attrice affermata, ripercorre in questo spettacolo la sua vita.
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Forse che sì forse che no…recensione di Eugen Galasso (n°248)
Produzione: Teatro Blu
Testo e regia: Nicola Benussi
In scena: Nicola Benussi e Mirko Giocondo
Una premessa: niente a che vedere con l’omonimo romanzo di D’Annunzio (1910). Qui si tratta di un bambino, lungamente atteso da una coppia di genitori poveri, che dà una grande festa: ma il bambino, chiamato “Forse che sì forse che no” non ha un pelo in testa e ciò causa problemi al padre e alla madre, esclusi dal resto del paese, molto tradizionalista e non uso a “novità”
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Polvere d’oro, recensione di Eugen Galasso (n°247)
Testo teatrale, regia e interpretazione di Alessandra Podestà
con la violoncellista Lucia Suchanska
Residenza artistica del Teatro Prometeo
Tutto si svolge in uno scenario apocalittico, “orwelliano” (1984), conformemente alla frase attribuita ad Albert Einstein: “Se le api scomparissero dalla faccia della terra, per l’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”. Frase che, probabilmente, il grande scienziato non ha mai pronunciato, mentre è vero quello che ha scritto Maurice Maeterlinck, in “La vie des abeilles”(La vita delle api): “Si stima che più di centomila varietà di piante scomparirebbero se le api non le visitassero”.
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La mafia, recensione di Irene Carrubba e Eugen Galasso (n°244)
di Luigi Sturzo
Giovani della Accademia nazionale d’arte drammatica “Silvio d’Amico” e Fondazione Teatro della Toscana
regia: Piero Maccarinelli
Partendo da una riduzione del testo di Don Luigi Sturzo (1871-1959), fondatore del Partito Popolare Italiano da cui nascerà la Democrazia Cristiana, che prevedeva cinque atti, “La mafia” parte da un caso reale, ossia l’omicidio avvenuto nel 1893 di Emanuele Notarbartolo, direttore di banca, già sindaco di Palermo. Di questo si scoprì quale mandante l’onorevole Raffaele Palizzolo, per cui tutto il processo subì intralci e ostacoli per finire con la condanna di Palizzolo, legato alla mafia, in primo grado, e poi la sua assoluzione in appello.
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I giganti della montagna, recensione di Irene Carrubba e Eugen Galasso (n°227)
di Luigi Pirandello
Regia: Gabriele Lavia
Come noto, “I giganti della montagna” è il testo teatrale incompiuto di Pirandello, il cui terzo atto non venne completato dall’autore in quanto sopraffatto dalla morte nel dicembre del 1936. La regia e la messa in scena sono di Gabriele Lavia che, anche nei panni di Cotrone, accentua intelligentemente la dimensione dell’“oltre” (non maiuscolo, in quanto rimane vivo il ricordo di Pirandello che, alla domanda d’immatricolazione all’università di Bonn sulla religione professata, rispose decisamente “Ateo!”, sottolineando poi il bigottismo protestante della popolazione della città germanica.
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Nunsense - Le amiche di Maria, recensione di Eugen Galasso (n°224)
di Dan Goggin
messa in scena della Compagnia dell’Alba (Ortona, Abruzzo)
regia: Fabrizio Angelini
Nato nel 1985 prima di “Sister Act”, “Nunsense” dell’autore e compositore Dan Goggin è stato un successo, anche se meno trionfale del più celebre musical “conventuale” citato.
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Lager, recensione di Eugen Galasso (n°224)
Cooperativa Teatrale “Prometeo”
di e con Dario Spadon e Sabrina Fraternali
regia: Dario Spadon
luci e fonica: Daniele Frison
Il lager (che è pienamente tale, non “durchgangs und polizeilager” - ossia di transito e di controllo da parte della polizia - come si recitava ufficialmente), sito a Bolzano in via Resia, chiuso significativamente soltanto il 4 maggio 1945 e poi “fatto sparire” quasi certamente per coprire responsabilità e connivenze italiane e tirolesi (la zona è mistilingue), diviene protagonista di questo spettacolo, che comprende letture dal palcoscenico da parte dei due ottimi interpreti, musiche, materiali video, testi classici (Qohelet ma anche una poesia in yiddish e alcuni bellissimi componimenti di Egidio Meneghetti narranti la vicenda del lager in dialetto padovano).
Sono stato io, io Giovannino, recensione di Irene Carrubba e Eugen Galasso (n°223)
Realizzazione: Associazione culturale in Fabula
Regia e rielaborazione testo: Vincenzo De Caro
Interpreti: Valerio Lombardi, Romina Bonciani, Gianmarco Fummo, Luca Palmieri, Laura Piccirillo
Un po’ di antefatto: nel 1933 Emilia Vaglio, in arte Paola Riccora, scrive per Eduardo De Filippo il testo “Sarà stato Giovannino”, di cui questo spettacolo costituisce una rilettura critica. Il tema della commedia, per dirla in breve, è la demonizzazione dell’ “altro”, dell’emarginato che diviene oggetto di scherno, di esclusione, di vittimizzazione, diventa, in altri termini, l’ “agnello sacrificale” di ogni piccola o grande malefatta casalinga, salvo la sorpresa finale consistente nel fatto che, quando una cameriera rimane incinta, sarà proprio Giovannino a farsi avanti come colpevole, pur non essendolo..
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Il borghese gentiluomo, recensione di Irene Carrubba e Eugen Galasso (n°220)
Opera di Molière
Produzione: Namasté Teatro
Adattamento e regia: Stefano Tamburini
Interpreti: Michele Fabbri, Andrea Nardi, Rita Serafini, Valeria Vitti, Lorenzo Bittini, Barbara Danzé
Musiche: Marco Bucci
Jourdain, borghese (diremmo meglio “bottegaio”, specificandone la professione), è un arrampicatore sociale del Seicento (l’opera è del 1670, tre anni prima del “Malade imaginaire”, anno nel quale Molière, muore in scena quale attore protagonista).
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Uno sguardo dal ponte, recensione di Irene Carrubba e Eugen Galasso (n°212)
di Arthur Miller
Produzione: Compagnia “Giardini dell’Arte”
Regia: Marco Lombardi
Interpreti: Aldo Innocenti, Brenda Potenza, Raffaele Afeltra, Marcello Sbigoli, Marco Ugolini, Fabrizio Pinzauti
Questo “Uno sguardo dal ponte”, del 1955, nato sei anni dopo “Death of a Salesman”, ossia “Morte di un commesso viaggiatore”, opera molto più attuale (descrive la crisi di un uomo che non riesce a stare al passo con i ritmi di lavoro indotti dal capitalismo consumistico), si riferisce alle difficoltà di integrazione dei Siciliani nella realtà USA, dove nella pièce emblematicamente si considera il “Bridge” che separa Brooklyn, zona di immigrati poveri, e la ricca e prosperosa Manhattan.
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I ragazzi che si amano, recensione di Irene Carrubba e Eugen Galasso (n°207)
spettacolo di e con Gabriele Lavia
da Jacques Prévert
musiche di Giordano Corapi
Jacques Prévert (1900-77), fu un poeta notevole, pur se talora ridotto ai “cioccolatini”, come giustamente dice Lavia, che all’inizio chiede agli spettatori cosa sia il teatro, affermando che non è magia, ma “poesia” nell’accezione etimologica greca, per poi mettere in scena Prévert, grande poeta del “Front populaire”, libertario (ma non risparmiato dagli strali di Léo Ferré), capace di attraversare poesia, cinema, teatro, musica.
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